-Pensieri-

Mi chiedo come si possa e cosa significhi vivere nel lutto, è qualcosa che appare senza senso.
Sentire la mancanza di una persona che non potrà piu’ esserci e proprio per questo non avere la possibilità di esercitare l’immaginazione, ma continuare a sentire ovunque quella persona nel ricordo, nella percezione dei sensi staccati dalla possibilità di esperirli materialmente. Ci si sofferma e ci si chiede se quella persona ci manca, ma non puo’ mancarci perchè non c’è, manca solo quello che puo’ esserci. Cosa è, allora, questo lutto? Questo dolore che non ci dà tregua e che sembra volerci perseguitare? Non è una mancanza, ed allora cosa è?
Mi sembra che possa essere in quanto, quando una persona ti entra dentro in un particolar modo, poi non esiste piu’ la possibilità di ricacciarla fuori.
A me mai nessuno è entrato dentro come te, è come se entrambi sapevamo di essere nati per stare insieme, ma una tale cosa non è senz’altro possibile, non è contemplata da alcuna possibilità causale, infatti la vita di noi umani non mi sembra affatto retta dal principio della logica causale, bensì dal caso.
Ed allora, se così è, cosa è quella malìa che ci toglie il respiro, che ci fa percepire a fior di pelle la sensazione di non riuscire a stare in questo mondo senza quella persona?
Io non lo so, non ho risposte, so solo che è qualcosa che toglie il fiato e dalla quale bisogna cercare di distaccarsi nettamente ogni tanto, pena la possibilità di non poter essere piu’.
Ciò che mi pare piu’ assurdo, e che ho provato a comunicare spesso, ma, temo, senza esiti positivi, è che, nel mio caso, tutto questo ho cominciato a provarlo già quando tu eri in vita perchè sapevo che sarebbe accaduto quanto è accaduto.
Questo mi fa pensare che la nostra psiche sia dotata di schermi protettivi affinchè si possa continuare a stare nel mondo, infatti, se è vero che esiste il libero arbitrio e la possibilità di scegliere di non essere piu’, è anche vero che quell’atto è quanto di piu’ difficile e di forzato possa esserci perchè la morte è il non essere piu’ ed è qualcosa che la nostra mente non puo’ nemmeno immaginare. E’ un vuoto, un buio, un’assenza insostenibile.
Sarà forse che il continuare a percepire l’altro, il nostro amore, non sia proprio questa una forma di sopravvivenza? Continuare a sentire la voce, a vederne il viso, a sentirne il profumo, ad immaginare di riabbracciarlo, non sarà, tutto ciò, un argine a qualcosa che ci appare impossibile, ossia la non esistenza?
Tutti questi pensieri mi danno la sensazione della vertigine, di essere in bilico, in posizione instabile e mi fanno lievemente comprendere il motivo per il quale si dice che la follia sia una invenzione umana, la follia è solo quel buio che non vogliamo contenere, comprendere (nel senso fisico della parola), quella parte della nostra mente che ci terrorizza e dalla quale cerchiamo di distaccarci, forse quanto piu’ ci proviamo tanto piu’ siamo a rischio di immergerci in essa, mi chiedo se per chi la esperisce ci sia una via di ritorno, immagino che possa essere come l’inferno, tanto rappresentato dagli umani.