L’ululato del terzo piano
mi precipita nel tuo mondo
mi travolgi, strattoni dolcemente in te
sembra che tu qualcosa voglia dirmi,
parlarmi da quel palazzone sospeso
sulla collina. Grigio e scalcagnato a me
si è sempre presentato, parlandomi,
in anticipo, di te che avrei incontrato.
*
Fiero nella mia infanzia a me dinanzi
di presagi inquieti mi sussurrava
l’esistenza, ed io lo miravo
come un mostro onnipresente dei
miei incubi piu’ tetri e neri.
Ne restavo avvinghiata ed affascinata,
da quel corpo di cemento entro il quale,
a breve, saresti stato tu.
*
Le vene del tuo corpo pulsanti,
di un verde cristallino e trasparente,
mi suadono, così le tue braccia forti
ed affusolate entro le quali mi abbracciavo.
Ora da quel terzo piano vento
impetuoso sei diventato e mi chiami.
In una tua folata volevi dirmi, parlarmi ed
io ascoltavo, mai troppo stanca di te.
*
Da quelle labbra leggermente aperte
sgorgava quel qualcosa che sembrava
solo per me, esser nato.
Un miele etereo che si vestiva della
tua voce squillante ed armonica.
Nebbia io diventavo per danzare
con quell’ululato di vento che eri tu.
*
Così mi aspettavi lì,
così io ti aspetto in ogni dove.
https://luciovaleineterno.wordpress.com/1997/07/12/per-la-mia-valeria